I preti a bordo del TITANIC



Era il 15 aprile 1912, quando il TITANIC affondò nelle acque ghiacciate del Nord Atlantico portando con sé oltre 1500 vite. Proclamata ampiamente come inaffondabile, era il più grande oggetto mobile mai costruito dall'uomo in quell'epoca. Alcune delle persone più ricche del mondo furono a bordo. La più grande, la più lussuosa nave conosciuta dall'uomo in quel tempo se n'era andata, ricordando al mondo la nostra fragilità di esseri umani. Ma l'affondamento del TITANIC fu più di una tragedia storica, fu la storia di un eroismo coraggioso e di una fede incrollabile.
I preti a bordo del TITANIC donarono la loro vita in un eroico sacrificio, lasciando uno storico esempio di coraggio e di fede. Due preti cattolici annegarono, con gli uomini e le donne, raggruppati vicino a loro, intonando preghiere. Ma non soltanto i cattolici, anche i preti protestanti e gli stessi ebrei, rendendosi conto che la loro ultima ora era prossima, parteciparono al servizio religioso finale sul ponte inclinato del TITANIC, mentre la nave veniva trascinata verso il fondo degli abissi.


 

Robert James Bateman
Robert James Bateman


 

Il Reverendo Robert James Bateman si imbarcò sul TITANIC a Southampton diretto in Florida. Viaggiò in seconda classe, con il biglietto numero 1166, insieme alla cognata Ada E. Hall Balls. Secondo Walter Lord, il Reverendo Bateman sorvegliò che la signora Ada E. Hall Balls salisse a bordo della lancia di salvataggio numero 10. Mentre la barca stava per essere abbassata in mare, il Reverendo si tolse la sua cravatta e la passò alla cognata come ricordo.
Ada E. Hall Balls più tardi ricordò quanto segue: "Mi ha forzato a salire nell'ultima barca; credo che fosse stata l'ultima persona ad abbandonare la nave. Mi ha gettato il suo soprabito sopra le mie spalle mentre la scialuppa stava calando in mare, lui ha preso la sua cravatta nera e me l'ha gettata dicendomi: "Goodbye, God bless you!".
Il Reverendo Bateman aveva 51 anni all'epoca del naufragio. Il suo corpo successivamente fu recuperato e contrassegnato dal numero 174, dal Mackay Bennett.


 

Thomas Roussel Davis Byles
Thomas Roussel Davis Byles


 

Padre Thomas Roussel Davis Byles, salì a bordo del TITANIC diretto a New York dove doveva officiare le nozze del fratello. La mattina di domenica, del 14 aprile, Padre Byles celebrò la santa messa dapprima per i passeggeri di seconda classe e successivamente per quelli di terza classe. Dopo che il TITANIC colpì l'iceberg, Padre Byles si comportò coraggiosamente aiutando i passeggeri di terza classe a salire sulle scialuppe di salvataggio. Si recò quindi all'estremità della nave dove ascoltò oltre un centinaio di confessioni di passeggeri che non riuscirono salire sulle scialuppe di salvataggio. A Padre Byles parecchie volte venne offerto un posto su una scialuppa di salvataggio, ma egli rifiutò e conseguentemente affondò con il TITANIC. Il suo corpo non fu mai recuperato.
Di lui leggasi anche "Un santo sul TITANIC".


 

John Harper
John Harper


 

Il Reverendo John Harper era a bordo del TITANIC quando salpò da Southampton, per il suo viaggio inaugurale. Mentre molti passeggeri parlarono e conversarono di operazioni commerciali, acquisti e desideri materiali, i sopravvissuti riferirono di aver visto il Reverendo Harper, nei giorni precedenti alla tragedia, vivere come un uomo di fede, pronunciando parole gentili. La sera del 14 aprile, mentre i passeggeri ballavano o tentavano la fortuna ai tavoli da gioco, il Reverendo Harper mise sua figlia Nina a letto. Alle 23:40 il TITANIC urtò l'iceberg: la nave inaffondabile fu condannata.
Sia che fossero increduli o inconsapevoli, i passeggeri continuarono nei loro divertimenti. Soltanto quando l'equipaggio della nave mandò una serie di segnali di pericolo, illuminando la notte senza luna, i passeggeri finalmente si resero conto della gravità della loro situazione. Seguì allora il caos. Accadde tutto così rapidamente, che il Reverendo Harper poté solo reagire: svegliò sua figlia, la sollevò e l'avvolse in una coperta prima di portarla sul ponte. Qui, con un bacio la salutò e la affidò nelle mani di un membro dell'equipaggio, che la calò nella scialuppa numero 11. Il Reverendo Harper seppe in cuor suo che non avrebbe mai più visto la figlia e che ella sarebbe rimasta orfana all'età di 6 anni. Poi il Reverendo Harper diede il suo giubbotto di salvataggio ad un passeggero, ponendo così fine ad ogni sua possibilità di sopravvivenza.
I sopravvissuti riferirono di averlo visto sul ponte superiore circondato da passeggeri terrorizzati, mentre pregava in ginocchio per la loro salvezza. Alle 2:20 del mattino il TITANIC scomparve sotto l'Atlantico, lasciando una nuvola di fumo e vapore a forma di fungo sulla sua tomba e, tragicamente, più di un migliaio di persone, incluso il Reverendo Harper, che lottavano per le loro vite nell'acqua gelata. Egli cercò di trovare un pezzo di relitto galleggiante per aggrapparsi ma presto cominciò a soccombere al mare. Persino nell'ultimo momento continuò nello scopo della sua vita di conquistare le anime perdute. Il Reverendo Harper, come sappiamo, non sopravvisse, ma il suo esempio di fede imperitura visse come un esempio per tutti.


 

Charles Leonard Kirkland
Charles Leonard Kirkland


 

Il Reverendo Charles Leonard Kirkland, 57 anni, era un ministro presbiteriano di Glasgow, Scozia. Egli si stava recando negli Stati Uniti per far visita a sua sorella. Era accompagnato nel suo viaggio da Frank Hubert Maybery e prenotò un posto come passeggero di seconda classe. Kirkland morì nell'affondamento, il suo corpo, se recuperato, non fu mai identificato.


 

Joseph Mantvila
Joseph Mantvila


 

Il Reverendo Joseph Mantvila era nativo della Lituania. In seguito ad un soggiorno in Inghilterra, prenotò il viaggio, a Southampton, a bordo del TITANIC, diretto in Massachusetts. La passeggera di seconda classe Ellen Toomey dichiarò ai giornalisti dopo il disastro che sia padre Peruschitz che padre Byles ogni giorno, a bordo il TITANIC, officiarono delle sante messe.
Dopo lo scontro, secondo i rapporti, il giovane prete lituano, 27 anni all'epoca della tragedia, rifiutò un posto su di una delle scialuppe di salvataggio della nave, scegliendo di amministrare le funzioni ai viaggiatori. Mantvila, dunque, morì nell'affondamento ed il suo corpo, se recuperato, non fu mai identificato; fu considerato un eroe in Lituania ed è attualmente allo studio la sua canonizzazione dalla parte della chiesa cattolica.


 

Josef Peruschitz
Josef Peruschitz


 

Padre Josef Peruschitz, tedesco di 41 anni, si imbarcò sul TITANIC a Southampton come passeggero di seconda classe (biglietto numero 237393). Padre Peruschitz, uno dei tre sacerdoti cattolici che erano a bordo, concesse l'assoluzione a tutti coloro che stavano per morire, mentre a quelli che entravano nelle scialuppe di salvataggio si rivolse loro con parole commoventi. Anche a Padre Peruschitz fu offerto un posto che rifiutò e morì nell'affondamento. Il suo corpo, se venne recuperato, non fu mai identificato.

 

Il Reverendo Ernest Courtenay Carter, 54 anni, si imbarcò sul TITANIC come passeggero di seconda classe in compagnia della moglie Lillian (sopravvissuta), a Southampton (con biglietto numero 244252). Durante il viaggio il Reverendo Carter si buscò un raffreddore; la sera del 14 aprile, presiedette un servizio religioso a circa un centinaio passeggeri di seconda classe nella grande sala da pranzo. Alle ventidue in punto, un cameriere gli servì del caffè ed il Reverendo Carter, alla fine, ringraziò tutti gli intervenuti ed anche al Commissario di bordo per aver concesso l'uso del salone. Lo stesso Commissario di bordo disse che era la prima volta che furono cantati degli inni religiosi su una nave nella serata di domenica. Il Reverendo Carter morì nell'affondamento: il suo corpo, se recuperato, non fu mai identificato.

 

Il Reverendo William Lahtinen, 30 anni, era originario della Finlandia. Si era sposato con Anna. Il Reverendo William ed Anna, insieme ad una loro amica Lyyli Karolina Silven, si imbarcarono sul TITANIC a Southampton diretti a Minneapolis. Dopo che il TITANIC urtò l'iceberg, Anna inizialmente fu imbarcata su una scialuppa di salvataggio, ma decise poi di rimanere con suo marito. Lyyli Karolina Silven (sopravvissuta al naufragio), dichiarò che Anna Lahtinen era molto nervosa, mentre William fumava tranquillamente un sigaro. Nessuno dei corpi dei coniugi Lahtinen fu ritrovato.


 
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