Il recupero della prua



Il 27 agosto 1996, con grande enfasi pubblicitaria da parte dei mass media, si è svolta la più impegnativa missione di esplorazione del relitto che sia mai stata intrapresa. Gli scopi erano prettamente scientifici, almeno nelle dichiarazioni esplicite degli autori del progetto, però era previsto un finale "ad effetto", ovvero il tentativo di agganciare e riportare in superficie una parte dello scafo del TITANIC. Il frammento era una parte della prua: si parlava di una parte che delimitava il lato di dritta della nave, a livello delle cabine di prima classe C79 e C81. Il pezzo doveva essere ripescato e avrebbe dovuto poi essere condotto nel porto di New York per terminare simbolicamente il viaggio iniziato 84 anni prima a Southampton. Il tutto si sarebbe svolto alla presenza di almeno 1.800 persone, fra cui 3 degli 8 superstiti del naufragio del TITANIC ancora in vita; gli ospiti erano a bordo di due navi da crociera noleggiate per l'occasione.

 
 


Il pezzo del relitto adagiato sul fondo dell'Oceano, prima del tentativo di recupero.

 
 

Il pezzo del relitto (fotografia sopra), lungo 7,5 metri per 4,5 e dal peso di 20 tonnellate, fu agganciato a speciali cavi posati da dei sottomarini. Queste funi erano allacciate a degli enormi palloni che, una volta gonfiati, avrebbero tirato in superficie il pezzo. Ma questa spedizione di recupero, patrocinata dalla R.M.S. TITANIC Inc./IFREMER, ha perso contro la forza dell'oceano. Anatemi e maledizioni di storici e sopravvissuti sono andati a segno.
L'imbarazzante fallimento, seguito in diretta tv dalla Discovery Channel, si è consumato allorquando un comando, disegnato per separare 25 tonnellate di zavorra dai tre palloni riempiti di 23.000 litri di gasolio (sostanza galleggiante che non si comprime in acque profonde), non ha funzionato.
Due giorni più tardi venne poi trionfalmente annunciato che il TITANIC si è arreso e la parte del relitto è stata recuperata. L'impresa fu salutata con entusiasmo dall'équipe impegnata nel difficilissimo recupero del transatlantico colato a picco al largo di Terranova la notte del 15 aprile 1912.
Per cercare di liberare la parte prodiera staccata dal resto dello scafo si erano succedutisi per tre giorni gli inutili sforzi di tecnici, sommozzatori. Il problema era sempre lo stesso: l'impossibilità di liberare i grossi palloni, che dovevano far lievitare la pesante fiancata del TITANIC alla superficie, dai cavi d'acciaio che li tenevano zavorrati al relitto. Dopo tante fatiche per tagliare la zavorra dai palloni galleggianti, finalmente al terzo tentativo, la parte dello scafo fu ripescata sotto la minaccia dell'uragano Edward venuto dai Caraibi ed il mare grosso: prima ancora che l'equipaggio avesse avuto il tempo di issare lo scafo sul ponte della Killabuck (una nave adibita al recupero di relitti), i cavi hanno ceduto a 70 metri dalla superficie, fuori dalla portata dei sommozzatori. "Ne è saltato uno e poi a ruota, tutti gli altri - ha spiegato George Tulloch, presidente della spedizione - Abbiamo assistito sbigottiti mentre il TITANIC ripiombava in fondo all'oceano, senza poter fare nulla per impedirlo".
L'Oceano si riprese il TITANIC: si concludeva così con un fiasco la miliardaria operazione di recupero: i segreti della nave sommersa ancora nessuno è riuscito a svelarli ed il relitto continua ad opporsi ad ogni tentativo di riportarlo in superficie.
George Tulloch in quell'occasione giurò che ci avrebbe riprovato.
La sua perseveranza ebbe un esito felice. Con una 5^ missione nell'estate mese di agosto1998, quindi due anni dopo, Tulloch riuscì nell'impresa (fotografia sotto).

 
 

Riemerge un pezzo di storia.
Agosto 1998: riemerge un pezzo di storia.


 
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