Grazie alla collaborazione della
giornalista Nadia Carminati de "Il periodico Novarese", voglio
presentare in questa pagina i tre personaggi, giovani poco più che
ventenni, originari della
provincia di Novara che si imbarcarono sul transatlantico.
La data è quella del 6 aprile 1912, la cartolina, spedita da Southampton
a Borgomanero, raffigura la sagoma di quel che sarebbe diventato,
tristemente, il transatlantico più famoso del mondo. "Cara mamma e
fratelli, sono stato qui per due giorni così da potermi imbarcare
sulla nave per andare in America. Sarò di ritorno alla fine del mese.
Quando mi scriverete, inviate a questo indirizzo: Bowling Green
Italian House, Southampton. Io sto bene. Ciao, ciao". La firma
era
quella di Alfonso Perotti, ventenne italiano, che
nacque a Borgomanero il 15
agosto 1891, figlio di un sarto scomparso in quell'anno e di sua
moglie Emilia Del Piombo, madre di altri due figli, Luigi e Giuseppe.
Ma per Alfonso Perotti non vi sarebbe stato alcun ritorno a casa. Il 6
aprile del 1912 fu ingaggiato come aiuto cameriere su quel
transatlantico, sua prima esperienza a bordo di una nave, dove si imbarcò il
10… quattro giorni prima di andare incontro al suo fatale destino:
perché il nome della nave era RMS TITANIC e sarebbe affondato
nella notte del 15 aprile al largo di Terranova, dopo essere
entrato in rotta di collisione con un iceberg.
Alfonso Perotti fu tra
coloro che perirono nel disastro, il suo corpo, se recuperato, non poté
essere identificato, e di lui resta solo una lapide al cimitero
Monumentale di
Borgomanero. Stessa sorte toccò anche al ventitreenne novarese Angelo Mario Rotta,
che vide la luce nel capoluogo gaudenziano il 1 maggio 1888, assunto
sul transatlantico come cameriere ed imbarcatosi nello stesso giorno
del Perotti, ed al ventiquattrenne cannobino Giovanni Saccaggi. Anche loro
risultarono tra le vittime, assieme ad un'altra trentina di giovani emigrati in
Inghilterra, provenienti più o meno da ogni parte d'Italia e componenti del
gruppo di inservienti che si trovava a bordo del transatlantico, sotto
la guida di Luigi Gatti di Montalto Pavese. Storia vera di ragazzi che cercarono
fortuna nel nuovo mondo, perdendo la vita per questo: la catastrofe
del TITANIC fu una vera tragedia, che coinvolse persone
di ogni classe sociale, un disastro forse addirittura annunciato,
almeno secondo quanto si è appreso in successive indagini.
Il TITANIC era una nave lussuosissima: la
sala da pranzo della prima classe, con suppellettili in argento,
poteva ospitare sino a 500 persone, quella di seconda classe circa 400
mentre quella di terza poco meno e si mangiò bene, con servizio
perfetto, a differenza che sulle navi che trasportarono immigrati, più
simili a carri di bestiame umano. Il personale di cuochi e camerieri,
di cui facevano parte i tre giovani novaresi, era altamente
selezionato: Luigi Gatti, gestore di
importanti ristoranti londinesi, scelse personalmente i
migliori, anche tra i connazionali. Ecco perché molti italiani a
bordo furono tutti camerieri o aiuto camerieri. Ed ecco perché quasi
tutti morirono nell'affondamento: il loro turno per l'accesso alle
scialuppe di salvataggio fu consentito solo dopo quello degli altri
passeggeri, quindi il personale di bordo fu ben lontano da effettive
possibilità di salvezza. Per i nostri Perotti, Rotta e Saccaggi
nessuna speranza, neppure quella, pietosa, del riconoscimento della
salma.
Dei tre giovani novaresi, come del resto di
tutti i loro compagni, si è saputo soltanto che si imbarcarono sul TITANIC
con l'intenzione di trovare una nuova vita, diversa da
quella che avevano vissuto all'inizio del secolo nel nostro paese, che
stava per essere coinvolto nel primo conflitto mondiale. Di molti di
essi si conosceva solo il nome, in quanto solo sette di loro vennero
identificati successivamente. Quando trovarono lavoro, pensarono di aver avuto un
vero colpo di fortuna, dato che le richieste di impiego, per quel
viaggio che da tempo i giornali dell'epoca presentavano come
"storico", furono davvero numerose. Le vittime italiane, però, per quanto scrisse la
stampa del periodo, furono di più: altri camerieri vennero trasferiti
all'ultimo momento dall'altro transatlantico Olympic al TITANIC, senza che il loro nome venisse registrato.
Il TITANIC affondò assieme a tutti i
sogni e le speranze di chi vi fu imbarcato e che perse la vita nel
naufragio, nomi che per lo più non saranno nemmeno ricordati dalle
nuove generazioni, ma che comunque fanno ora parte del tragico mito. |