Quello che
accade alla nave è quasi tutto noto, ma continua a destare curiosità ogni
nuovo aneddoto riferito alle oltre 1.500 persone che persero la vita quella
notte nell'affondamento.
La storia della tredicenne Mathilde Lefebvre, annegata nel naufragio del
TITANIC, sta appassionando gli storici. E lo sta facendo a distanza di
anni dal più celebre naufragio della storia ed anche a qualche anno dal
ritrovamento di una lettera che sarebbe stata scritta di suo pugno e
lanciata in mare.
Questo nuovo documento, segnalatomi dall'amico lettore Edoardo Picconi di
Mortara, è un commovente ricordo del destino della
giovanissima Mathilde, della sua famiglia e dei milioni di migranti che
hanno attraversato l'Atlantico nell'epoca delle navi a vapore, ed è
ovviamente una nuova interessante prova del fascino che ancora esercita su
tutti una delle più note tragedie del XX secolo.
L'interrogativo che tiene banco è una lettera ritrovata in una bottiglia nel
giugno 2017 su una spiaggia nell'Hopewell Rocks Provincial Park nella baia
di Fundy, sulla costa atlantica del Nord America, a nord-est del golfo del
Maine, tra le province canadesi del Nuovo Brunswick e della Nuova Scozia. A
ritrovare la lettera fu una famiglia canadese, Nacera Bellila ed El Hadi
Cherfouh, e i figli, Koceila e Dihia, mentre passeggiavano su una spiaggia
della baia. Aprirono la bottiglia e dentro trovarono un foglio ingiallito
firmato Mathilde Lefebvre e datato 13 aprile 1912, il giorno prima del
naufragio del TITANIC. C'era scritto:
"Lancio questa bottiglia in mare, dobbiamo arrivare fra qualche giorno a New
York. Se qualcuno la trova, avvertite la famiglia Lefebvre a Liévin". |
Nicolas
Beaudry dell'Université du Québec a Rimouski ha rilasciato una dichiarazione
in cui afferma che il reperto "potrebbe essere autentico".
Il prof. Beaudry ed i suoi colleghi hanno analizzato la lettera con metodi
non intrusivi. "I segni di muffa e la composizione chimica del vetro sono
coerenti con le tecnologie utilizzate nella produzione di questo tipo di
bottiglia all'inizio del XX secolo. Il tappo di sughero e il pezzo di carta
infilato nel foro della bottiglia hanno prodotto risultati coerenti con la
data sulla lettera. Ma non abbiamo esaminato la lettera al radiocarbonio,
poiché il metodo è distruttivo."
Ciò però, a mio modesto avviso, non esclude che si tratti di una bufala.
Infatti la vecchia carta è facile da trovare, ad esempio strappando una
pagina da un vecchio libro, le vecchie bottiglie e persino i tappi non sono
rari.
Sono quattro anni che gli scienziati stanno esaminando ogni piccola
caratteristica di quel foglio e della bottiglia che lo avrebbe custodito per
tutti questi anni. Stando agli ultimi rilievi scientifici, la bottiglia
sembrerebbe davvero antica, così come l'analisi chimica del vetro
rivelerebbe che la fabbricazione è compatibile con quella di inizio
Novecento. Anche il foglio ingiallito e l'inchiostro sembrerebbero, a quanto
riferiscono, credibilmente databili 1912.
Sulla grafia di Mathilde, invece, c'è più di una controversia. A destare
sospetti è il fatto che la grafia sarebbe piuttosto evoluta per una
ragazzina di quell'età. L'amico perito grafologo Emiliano Pedroni mi ha fatto
notare poi che l'ortografia di alcune consonanti nella lettera differiscono da
quanto è stato insegnato ai bambini nelle scuole francesi all'inizio del XX
secolo. E poi le lettere "b" e "p" sono caratterizzate da un'espressività
post calligrafica che denotano uno stile di libera espressività, che si
allontana dal modello scolastico dell'epoca. A confermare questa tesi
sono anche le "v" che risultano semplificate. Vi è poi una discordanza
anche tra le "m" e "n" che si alternano in arcata e in ghirlanda, anche
quest'ultima è diversa dall'insegnamento scolastico, tipologia di
scrittura tipica dei ragazzi dei giorni nostri.
Negli archivi sono stati trovati campioni della grafia della madre e del
padre di Mathilde, ma non sono stati ancora trovati campioni di come la
ragazza scriveva. C'è tuttavia aperta la possibilità che qualcun altro abbia
scritto il messaggio per conto di Mathilde.
E' dunque davvero un messaggio vergato da Mathilde ed affidato all'oceano o
è un falso? Un giallo destinato a incuriosire ancora una volta gli storici
del TITANIC.
Sarà che nell'ultimo periodo le bufale sono in aumento, sarà che la storia
del TITANIC ha sempre avuto il suo fascino, sta di fatto che anche
questa diatriba sta prendendo sempre più piede, complice anche la
particolare storia della famiglia di Mathilde che mi accingo a raccontare.
Il padre, Franck, era minatore a Liéven: non riuscendo a mantenere la sua
numerosa famiglia e decise di partire per l'America nel 1910 con uno dei
figli, Anselme, che aveva dieci anni. Voleva cercare fortuna lì, come
facevano in tanti all'epoca. Trovò lavoro nelle miniere di carbone di Mystic,
nell'Iowa, e riuscì nell'impresa visto che dopo due anni di sacrifici riuscì
a mettere da parte i soldi necessari a pagare il viaggio alla moglie,
Frances Marie (sotto in immagine), e agli altri 4 figli: Mathilde appunto e
poi Jeanne, Henri ed Ida. Un posto sul TITANIC, un viaggio in terza
classe su quella stupenda nave che oltre che ambito era anche molto costoso. |
Dunque anche
una parte della famiglia Lefebvre era sul TITANIC in occasione del
suo viaggio inaugurale con partenza da Southampton.
Non raggiunsero però mai l'America: morirono nel naufragio.
A rendere ancora più triste la storia anche l'epilogo. Il capofamiglia Franck, appreso che nel naufragio erano sopravvissuti due bambini francesi,
corse a New York per chiedere se fossero i suoi. Però fu immediatamente
rimpatriato in Francia perché era entrato in America con un nome falso. |