L'inno finale



 

La notte tra il 14 ed il 15 aprile 1912, mentre il TITANIC affondava in seguito alla collisione con un iceberg, i musicisti in uniforme si riunirono nel salone di prima classe per distrarre e calmare i passeggeri, suonando delle arie travolgenti. Più tardi, furono visti salire e mettersi vicino al foyer dell'entrata di prima classe, poi l'orchestra suonò sul ponte durante l'imbarco dei passeggeri sulle scialuppe di salvataggio.
Lawrence Beesley si ricordava di aver visto un violoncellista, alle 0:20, affrettarsi sul ponte delle imbarcazioni. Fu probabilmente Roger Marie Bricoux, il francese dell'orchestra. Bertha Lehmann, che si salverà dal naufragio, raccontò che un musicista francese l'aiutò ad indossare il suo giubbotto di salvataggio e la condusse poi ad una scialuppa. Poco tempo prima che il TITANIC affondasse, Algernon Henry Wilson Barkworth, disse che ridiscese nella sua cabina per prendere i suoi documenti, ed affermò di aver visto i musicisti mentre suonavano un valzer. Quando ritornò sul ponte, l'orchestra era sparita. Sembra tuttavia accertato che i musicisti persistettero nel suonare e, ad un certo momento, abbandonarono i loro strumenti per tentare di scappare. Sebbene non ci furono prove certe fu plausibile che ciò avvenne quando l'inclinazione del ponte non permise più loro  di tenere gli strumenti.
Qualunque sia la realtà, fu incontestabile che questi uomini si comportarono da eroi, confortando e calmando numerosi passeggeri grazie alla loro presenza.
Un altro superstite, il Colonnello Archibald Gracie, affermò di aver visto i musicisti sistemare i loro strumenti una mezz'ora prima del naufragio. Nessuna testimonianza sottolineò il fatto che nessuno di essi abbia cercato di prendere posto nelle scialuppe.
Nessuno dei musicisti sopravvisse.
L'inno "Nearer, My God, To Thee" (in italiano: Più vicino a te, mio Dio), fu spesso considerato l'ultima aria suonata dai musicisti del TITANIC. Le testimonianze dei superstiti furono, però, contraddittorie circa l'aria che venne eseguita. Certi citarono "Londonderry Aria", altri sopravvissuti menzionarono "Sogno di autunno", un valzer sentimentale, lento e commovente, molto popolare nei balli inglesi dell'epoca. Altre persone ancora, tra cui l'operatore radio Harold Sydney Bride, dissero che udì le note del cantico "Autunno", ed ancora chi, tra i quali il maggiore Arthur Godfrey Peuchen, sostenne che fu l'aria di ragtime "Alexander's Ragtime Band".
La controversia sull'ultima aria realmente suonata dall'orchestra del TITANIC ci sarà sempre, perché, come abbiamo visto, le opinioni e le testimonianze differirono.
Qualunque fosse stata l'ultimo motivo suonato dai musicisti del TITANIC, dovette essere comunque un pezzo conosciuto da tutti, che poteva essere cantato nell'oscurità del ponte inclinato. Secondo qualche musicista dell'epoca, l'inno "Autunno" non soddisfava queste condizioni, neanche il "Nearer, My God, To Thee" non era conosciuto ai più, al contrario del valzer popolare "Sogno di Autunno".
Tuttavia, "Più vicino a te, mio Dio" fu l'ipotesi, o la leggenda, più comunemente ammessa dagli altri passeggeri e di cui la stampa dell'epoca fece eco.
Esistono differenti versioni di quest'inno: tutte furono composte su dei versi scritti nel 1841 dalla poetessa inglese Sarah Fuller Adams. Esiste una versione inglese anglicana sull'aria "Horbury" composta nel 1861 da John Bacco Dykes. I metodisti utilizzarono invece come musica di accompagnamento il "Proprior Deo", composta da Sir Arthur Seymour Sullivan, mentre una versione americana fu cantata sull'aria "Bethany", scritta nel 1859 da Lowell Mason.
Se "Nearer, My God, To Thee" si trattò del cantico suonato dai musicisti del TITANIC, quale delle tre versioni i poveri rassegnati, rimasti sulla nave, interpretarono? Secondo il padre di Wallace Henry Hartley, il capo degli orchestrali del TITANIC e che fu capo coro della chiesa metodista di Colne in Inghilterra, dove la famiglia abitò, fu la versione "Proprior Deo" quella che si cantò comunemente. Si può supporre dunque, a rigor di logica, che sia questa la stessa versione che suonò l'orchestra e le cui prime note furono incise sulla pietra tombale di Wallace Henry Hartley.
Dopo il naufragio del TITANIC, quest'inno ebbe uno straordinario successo poiché più di 5000 spartiti furono venduti nel giro di alcune settimane.
È per questo motivo che accetto di seguire "Più vicino a te, mio Dio", come ciò che forse fu soltanto una leggenda.
La musica che sentite in sottofondo è giustappunto "Nearer, My God, To Thee": qui sotto, le strofe della poesia inglese, scritte da Sarah Fuller Adams.

1. Nearer, My God, To Thee,
Nearer To Thee.
E'en though it be a cross
That raiseth me,
Still all my song shall be.
Nearer, My God, To Thee,
Nearer, My God, To Thee,
Nearer To Thee.

2. Though like the wanderer,
The sun gone down,
Darkness be over me,
My rest a stone,
Yet in my dreams I'd be
Nearer, My God, To Thee,
Nearer, My God, To Thee,
Nearer To Thee.

3. There let my way appear
Steps unto heaven;
All that Thou sendest me
In mercy given;
Angels to beckon me
Nearer, My God, To Thee,
Nearer, My God, To Thee,
Nearer To Thee.

4. Then with my waking thoughts
Bright with Thy praise,
Out of my stony griefs
Bethel I'll raise,
So by my woes to be
Nearer, My God, To Thee,
Nearer, My God, To Thee,
Nearer To Thee.

5. Or if on joyful wing,
Cleaving the sky,
Sun, moon, and stars forgot,
Upward I fly,
Still all my song shall be,
Nearer, My God, To Thee,
Nearer, My God, To Thee,
Nearer To Thee.

6. There in my Father's home,
Safe and at rest,
There in my Saviour's love,
Perfectly blest;
Age after age to be,
Nearer, My God, To Thee,
Nearer, My God, To Thee,
Nearer To Thee.

 
 
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