Il mio viaggio inaugurale
di Roberta Maioni
(1926)

titolo originale: "My Maiden Voyage"

libera traduzione di
Claudio Bossi




 

Quando vi dico che io sono una sopravvissuta del TITANIC capirete subito che la mia storia è la storia di una grande tragedia, ed anche dopo quattordici anni, il nome della sfortunata nave porta un brivido di orrore a chi ricorda il fatto.
Il giorno in cui il TITANIC iniziò il suo primo ed unico viaggio (10 aprile 1912) ero solo una ragazzina in età adolescenziale e guardavo con gli occhi curiosi di una studentessa i viaggi delle più belle navi del mondo ed i loro più recenti tour attraverso il Nord America.
Il tempo era bello ed i bacini di Southampton erano affollati di gente vivace, per quella che non era la partenza di un'imbarcazione ordinaria. Era la partenza di una nave meravigliosa, un palazzo galleggiante, che eccelleva rispetto a tutte le altre per dimensioni e splendore, e gli uomini avevano detto che essa non poteva affondare.
I passeggeri erano schiacciati e sospinti da una folla entusiasta: abbiamo faticato a raggiungere la passerella, ma una volta percorsa eravamo inghiottiti da quella grande nave.
Dopo aver caricato i bagagli a bordo, ci fu un rumore assordante quando il TITANIC iniziò il suo viaggio ed il pandemonio fu ancora maggiore quando la nave salpò: le urla di migliaia di persone ed i suoni di molte sirene.
Poi, come se una mano invisibile aveva messo a tacere tutti, un silenzio cadde improvvisamente sulla gente. Sono andata sul lato della nave per vedere che cosa era successo ed avevo visto che il passaggio del possente TITANIC aveva disegnato una scia: il New York aveva rotto gli ormeggi!
I rimorchiatori sono intervenuti velocemente ed il New York ha ripreso il proprio posto. La maggior parte di noi è poi andata per la sua strada senza dare ulteriore peso a questo incidente, ma alcuni passeggeri hanno preso la cosa come un cattivo presagio di malasorte e sono state ulteriormente sconfortate dal fatto che un gran numero di gabbiani aveva seguito la nave verso il mare. Questo, hanno detto, era un segno di imminente disastro. Non avevo tempo per tali presentimenti, avevo programmato di trascorrere i primi giorni del viaggio nell'esplorazione della nave e di nuove fare amicizie.
Quella fatidica domenica sera sono andata nel salone per ascoltare la musica dell'orchestra e mi sono trovata in compagnia di un uomo che precedentemente aveva nutrito un certo qual interesse paterno verso di me. Viaggiava da solo e sembrava soffrire di solitudine: lui era stato uno dei passeggeri più colpiti dai presentimenti.
Quando alle 22 è venuto a chiamarmi nella mia cabina, mi aveva pregato di rimanere insieme a lui un po' di più, dicendo che era sicuro che qualcosa di terribile stava per accadere. Forse era stato influenzato dal fatto che l'orchestra stava suonando pezzi come "Ave Maria" e "Più vicino a te, o mio Dio".
La sua serietà ed il suo pessimismo, mi avevano spaventava così tanto che, per una volta nella mia vita, ero molto contenta di andarmene a letto. Gli augurai la buonanotte e non lo rividi mai più.
Dopo circa un’ora e mezza che dormivo, sono stata svegliata da un terrificante crash, seguito dallo stridere del metallo, dallo scrosciare dell'acqua e dal vociare degli uomini. Stavo per alzarmi quando uno steward è venuto da me e mi ha detto: "Miss, abbiamo colpito un iceberg, ma non credo ci sia alcun pericolo. E' necessario tornare indietro, le farò sapere."
Mi ero preparata per tornarmene a dormire, ma pochi minuti dopo l'intendente era tornato indietro. Mi disse di non avere paura, ma di vestirmi velocemente, di indossare il mio salvagente e di andare sul ponte. Ho messo i primi vestiti che erano a portata di mano e ho trovato il mio giubbotto di salvataggio. Non riuscivo ad indossarlo, lo steward mi ha aiutata. Ancora senza realizzare nulla del pericolo in cui mi trovavo, ho scherzato con lui circa il modo divertente con cui me lo aveva legato. Egli non rispose, sorrise amaramente e scosse la testa. Poi ho saputo che qualcosa di grave era accaduto.
Sono stata quasi trascinata da uno sciame di altri passeggeri sul ponte della nave e non dimenticherò mai la strana visione che hanno incontrato i miei occhi. C'erano pezzi di ghiaccio dappertutto e gruppi di uomini e donne, infreddoliti nelle loro vesti da notte o negli abiti frettolosamente indossati. Alcuni di loro stavano parlando con calma, credendo fermamente che i compartimenti stagni avrebbero risparmiato il TITANIC dall'affondamento. Altri erano frenetici ed eccitati, altri invece erano muti dal terrore, però tutti strettamente addossati in silenzio come se sapessero che stavano per essere divisi dalla morte.
C'erano uomini che bestemmiavano orrendamente e donne che singhiozzavano: sapevo che molti di loro stavano pregando come mai avevano pregato prima. Non c'era nessun panico.
Faceva un freddo pungente.
Ho visto preparare l'abbassamento delle scialuppe di salvataggio. Ho sentito l'ordine: "Prima le donne ed i bambini". Ho visto donne separarsi dai loro mariti e dai loro figli. Alcune donne si sono aggrappate ai loro mariti e si rifiutarono di lasciarli, ma gli ufficiali della nave le tiravano dalla loro parte - le donne erano destinate a vivere e gli uomini a morire.
Un ufficiale, con le lacrime che gli rigavano le guance, ci ha aiutato a salire in una delle scialuppe di salvataggio. Era il Capitano Smith - il comandante di questa sfortunata nave.
Quando la scialuppa di salvataggio ha cominciato a scendere, ho sentito dire: "Goodbye, ricordate che siete inglesi".
Siamo scesi di oltre 60 piedi lungo il lato della enorme nave e ci sembrava trascorsa un'eternità prima che la scialuppa di salvataggio raggiunse l'acqua. Eravamo circa trentacinque persone nella barca tra cui tre membri dell'equipaggio, un marinaio, uno steward ed un cuoco.
A questi uomini erano stato detto di allontanarsi il più rapidamente possibile dal TITANIC, per timore che la scialuppa di salvataggio potesse essere risucchiata dalla nave che affondava.
Quando eravamo a distanza di sicurezza abbiamo smesso di remare e guardavamo il TITANIC affondare rapidamente nell'abisso nero. Il TITANIC era illuminato con la luce elettrica fino all'ultimo minuto.
Poi ho sentito le ultime grida terribili dei milleduecento uomini, donne e bambini lasciati a bordo di essa. Queste grida superarono il frastuono dell'esplosione delle caldaie. Per un momento il cielo è stato illuminato ed abbiamo visto quel terribile iceberg torreggiante sopra di noi: era un enorme massa nera che assomigliava ad un qualche truce mostro stava per divorare la sua preda.
Poi ci fu un silenzio terribile - più terribile delle urla che si erano udite prima. Il mare era calmo, altrimenti nessuno sarebbe stato salvato, ma ormai era pieno di macerie e dei corpi dei morti e dei moribondi.
Alcune povere anime hanno raggiunto le scialuppe di salvataggio, solo per essere respinte implacabilmente indietro nel mare gelido, le barche erano complete e correvano un grave pericolo di affondamento.
Nella nostra scialuppa di salvataggio c'era una pagnotta di pane, ma era stata calpestata. Non c'era né acqua potabile, né bussola, né orologio e la nostra sola lampada non faceva luce abbastanza. Per questo motivo non ci siamo allontanati dalle altre imbarcazioni di salvataggio.
Abbiamo remato tutti durante la notte, facendo a turni per controllare la situazione. Quando ho fatto il mio turno mi ricordo che i miei lunghi capelli erano molto d'intralcio e spesso li ho presi tra le mani ed il remo, ciò mi ha causato un dolore terribile.
Abbiamo condotto la nostra barca verso le luci di un piroscafo in lontananza, ma non avevamo nessun mezzo per attirare la sua attenzione e le luci lentamente finirono fuori dalla vista.
La scomparsa del piroscafo fantasma sembrava lasciarci soli nell'oceano - una manciata di persone in una piccola barca aperta - di fronte ad un triste destino di annegamento. Ad aumentare il nostro sconforto il mare era diventato mosso e la nostra barca stava per essere capovolta ed eravamo ineluttabilmente indifesi.
Finalmente è arrivata la mattina e abbiamo visto diversi iceberg intorno a noi, spettri tenebrosi che potevano schiacciare la nostra fragile scialuppa come un guscio d'uovo.
Come i nostri occhi si sono abituati alla luce, tuttavia, abbiamo visto che l'oggetto che avevamo scambiato per un iceberg invece era una nave - la nave Carpathia della Cunard - chiamata in nostro soccorso dagli eroici operatori wireless del TITANIC; Mr Phillips, che si è lasciato perire, rimase nella sua cabina sino agli ultimi momenti.
Presto abbiamo raggiunto la Carpathia, ci ha preso sul suo lato in una sorta di culla - su un pezzo di tavola, e delle mani forti ci hanno issato nella parte superiore della nave. Accostare lungo il lato della Carpathia non è stata un'operazione facile per la scialuppa di salvataggio. Nell'attesa di essere presi noi andavamo avanti e indietro sospinti dalla furia delle onde.
Non appena ho raggiunto il ponte, delle mani gentili mi hanno messo una coperta intorno alle spalle e offerto un brandy alle mie labbra tremanti.
Ero sicura, il peggio della mia avventura era passato.
Una storia terribile, ma io non consentirò mai che si possa passarci sopra all'orrore della tragedia: ricorderò il gesto che distinse i nobili inglesi che perirono per consentire a noi donne di poter vivere.


 
Tutti i testi nel sito www.titanicdiclaudiobossi.com sono di proprietà intellettuale di claudio bossi. Non è permesso a terzi copiare, modificare, ripubblicare o comunque sfruttare i sopraccitati testi del sito senza preventiva autorizzazione scritta da parte di claudio bossi.
 

TITANIC di claudio bossi - TORNA ALLA HOME PAGE