Come già scritto ("Il
vergognoso giapponese") fra i superstiti del tragico naufragio del
TITANIC c'era anche un giapponese, l'unico giapponese imbarcato sul
transatlantico: Masabumi Hosono.
Hosono era un dipendente pubblico al servizio del Ministero dei Trasporti;
aveva 40 anni quando, nel 1910, venne mandato in Russia con l'incarico di
studiare il sistema ferroviario russo. Due anni dopo, nella sua strada per
tornare in patria, arrivò in Inghilterra; da qui, a Southampton, salì sul
nuovo transatlantico, con un biglietto di seconda classe, per raggiungere
New York: era l'aprile del 1912.
Nella notte del 14 aprile, venne improvvisamente svegliato da un membro
dell'equipaggio: la nave era entrata in collisione con un iceberg e
bisognava abbandonarla immediatamente. Non essendo un viaggiatore di prima
classe, gli venne ordinato di non andare sul ponte dove erano già iniziate
le operazioni di evacuazione. Grazie alla confusione che ormai regnava sulla
nave, Hosono riuscì però a raggiungere il ponte dove vide tutto l'orrore
della situazione: lo sparo dei razzi di segnalazione e le scialuppe che, una
dopo l'altra, venivano calate in mare.
Si trovava vicino alla scialuppa numero 10 quando il responsabile, il
marinaio scelto Edward Buley, annunciò che c'erano ancora due posti liberi
sulla scialuppa.
Hosono, una volta sul ponte, e resosi conto della tragicità del momento, fu
preso da un turbinio di sensazioni. Inizialmente il suo pensiero fu quello
di comportarsi con onore, come si sarebbe comportato un samurai giapponese
in simili situazioni: avrebbe seguito il destino della nave. Poi fu preso
dalla sconforto pensando che non avrebbe più rivisto la moglie ed i figli.
Fu proprio questo secondo pensiero che gli salvò la vita: l'onore aveva
ceduto il passo all'amore per la propria famiglia.
In situazioni drammatiche, in cui c'era la possibilità di salvare vite
umane, la norma di comportamento prevedeva che dovessero essere messi in
salvo prima le donne ed i bambini. Era una norma che, almeno in occidente,
aveva un alto valore morale; però in Giappone non esisteva e quindi Hosono
non si fece scrupoli a saltare sulla scialuppa, seguendo l'esempio di un
altro passeggero che si accaparrò l'altro posto libero.
Il marinaio Buley, in quel momento, era distratto da altre cose e non si
accorse di chi era salito sulla scialuppa: oltretutto il buio e la
confusione furono dalla parte di Hosono.
La scialuppa si trovò a navigare in una situazione infernale tra la nave
che stava affondando, le grida di chi ancora era a bordo, i pianti ed i
lamenti dei bambini. Alle 8 della mattina del giorno seguente, la scialuppa
venne recuperata dalla Carpathia, e Hosono poté dirsi finalmente in
salvo.
Dopo aver raccolto i naufraghi, la nave fece rotta verso New York, e durante
il viaggio verso gli Stati Uniti, avendo con sé ancora un fascio di fogli
con l'intestazione del TITANIC, Hosono scrisse una lettera a sua
moglie e un resoconto della sua avventura: è uno dei rari documenti di
questo tipo scritto su carta intestata dello sfortunato transatlantico. |
Una volta arrivato
a New York, Hosono trovò alcuni amici che lo aiutarono nel suo viaggio di
ritorno nel Sol Levante. Da New York andò a San Francisco, e da qui, si
imbarcò alla volta del Giappone.
Era ancora negli Stati Uniti quando i giornali americani vennero a
conoscenza della sua storia e la pubblicarono con le prime critiche al suo
comportamento e con non poche ironie: lo definivano "Il fortunato ragazzo
giapponese". Naturalmente la colpa che si attribuiva ad Hosono, era quella
di non aver rispettato la norma secondo la quale, nel salvataggio, bisognava
dare la precedenza alle donne ed ai bambini; come esempio quando venne
presentata la storia di Benjamin Guggenheim che preferì annegare, piuttosto
che togliere un posto, sulla scialuppa, ad una donna.
Oltretutto i rapporti tra Stati Uniti e Giappone non erano, già da allora,
certo idilliaci; esisteva, da parte degli americani, una certa intolleranza
razziale nei confronti dei "musi gialli", la cui nascente potenza militare
cominciava a minacciare gli interessi americani nell'Asia Orientale. Ogni
notizia che poteva mettere in ridicolo il Giappone veniva ben sfruttata dei
media.
Ad alimentare l'avversione contro Hosono, ci fu anche l'audizione di Edward
Buley di fronte alla Commissione del Senato: Buley, probabilmente per
nascondere la propria negligenza, disse che Masabumi Hosono ed un altro
passeggero, per poter accedere alla scialuppa, si travestirono con abiti
femminili.
Guai ben più seri però aspettarono Hosono al suo arrivo in Giappone.
Inizialmente fu ben accolto a casa; i media lo intervistarono e si
concentrarono sul commovente ricongiungimento tra il sopravvissuto al
naufragio del TITANIC e la sua famiglia. Presto però cominciarono le
critiche, le accuse di codardia e le minacce. Erano due le accuse che si
muovevano ad Hosono: esser salito sulla scialuppa, al posto di una donna o
di un bambino, e di non aver scelto la morte onorevole, seguendo il destino
della nave.
Come abbiamo detto la regola morale "Prima le donne ed i bambini" in
Giappone non esisteva, ma il Paese, già da anni, cercava di farsi accettare
dalla comunità internazionale come un Paese forte, democratico e dai solidi
valori morali: anche l'accettazione di quella regola sarebbe stata utile
alla causa giapponese; in quest’ottica, quindi, il comportamento di Hosono
era alquanto imbarazzante per il Giappone. |
Masabumi Hosono perse il
suo lavoro al Ministero dei Trasporti, ricevette molte lettere
minatorie, altre lettere lo invitavano a suicidarsi, nei testi
scolastici, di etica, era citato come esempio negativo. "Codardo" era
l'epiteto che sempre più spesso si leggeva sui giornali. Però Hosono,
per combattere le accuse, si rifiutò sempre di affrontare pubblicamente
l'argomento. Fu vittima di un ostracismo sociale.
Con il passare degli anni, la storia cadde nel dimenticatoio e di Hosono
i giornali non si occuparono più.
Dopo il tremendo terremoto del 1923, al Ministero dei Trasporti c'era
bisogno di gente per ricostituire il sistema dei trasporti del Kanto
andato completamente distrutto; Masabumi Hosono venne reintegrato nel
suo lavoro che mantenne fino alla morte avvenuta, in modo naturale, il
14 marzo 1939.
Nei decenni successivi la storia del giapponese che si salvò dal
naufragio del TITANIC, venne dimenticata. Rimase per questa
macchia nera sulla famiglia e sui suoi discendenti. Il nipote, Haruomi
Hosono, celebre musicista, si è spesso battuto per riabilitare la
memoria del nonno.
Nel 1997, sull'onda del successo del film di James Cameron, l'argomento
TITANIC tornò di moda: vennero riesumate storie curiose,
drammatiche e di eroismo riguardanti il celebre naufragio.
Naturalmente anche la storia di Masabumi venne tirata fuori dal
dimenticatoio. Ci furono diversi libri ed articoli che cercarono di
gettare luce sul comportamento del passeggero giapponese. La novità è
che, questa volta, a fianco delle solite critiche ed accuse per le
presunte colpe di cui abbiamo scritto, comparve anche un certo tentativo
di riabilitare la sua figura.
La situazione, durante il naufragio, era caotica ed Hosono, nel breve
tempo che aveva per pensare, fece quello che era più logico in simili
frangenti: cercò con ogni mezzo di salvare la propri pelle. Non si
poteva certo biasimarlo per non aver avuto il sangue freddo sufficiente
da permettergli di rispettare la regola "Prima le donne ed i bambini". |