Ad attendere
i superstiti del TITANIC al molo 42 di New York vi fu, fra
gli altri, anche Guglielmo Marconi (fotografia sopra), il quale
si fece faticosamente varco tra un via vai continuo di sopravvissuti, che
vennero portati via in automobile, e di parenti in lacrime. "Visione
tragica", confidò al momento ad un giornalista. "Come può
essere vero?". La partecipazione dello scienziato al dolore dei passeggeri
fu tanto maggiore in quanto soltanto per un caso fortuito egli e sua moglie
Beatrice non si imbarcarono sul TITANIC. La White Star
Line, infatti, sapendo della sua necessità di recarsi a New York,
lo aveva invitato a viaggiare, a titolo gratuito, sul prestigioso transatlantico
per aumentare il numero dei passeggeri con l'attrattiva della sua presenza
a bordo. Lo scienziato invece optò per salire sul Lusitania,
che salpava due giorni prima e che era dotata di una stenografa particolarmente
efficiente, che lo avrebbe aiutato a sbrigare un monte di corrispondenza
arretrata; mentre la consorte Beatrice, che avrebbe dovuto viaggiare sul
TITANIC e raggiungere il marito in America, fu costretta
a rinunciare alla traversata a causa di una malattia che colpì il
figlio Giulio.
Nella medesima circostanza, Marconi rilasciò un'altra commossa dichiarazione:
"Vale la pena di avere vissuto per aver dato a questa gente la possibilità
di essere salvata". In effetti una delle più eclatanti (e di
utilità più immediatamente percepibile) applicazioni della
radiotelegrafia consisteva per l'appunto nella possibilità di stabilire
un contatto fra coloro che viaggiavano per mare, consentendo così
l'invio di un soccorso a chi si trovava in pericolo. Lo stesso segnale S. O. S.
(Save Our Souls) è ancora oggi una sorta di invocazione alla Provvidenza,
della quale la radio si fa prezioso strumento. Guglielmo Marconi espresse
poi privatamente ad un suo amico la speranza che il disastro servisse almeno
a provare finalmente la necessità di dotare tutte le navi di ricetrasmettitori
e di radiogoniometro, con un servizio continuo. |