La partita della loro
vita |
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Salirono a Southampton:
George Brereton, alias Brayton come si faceva chiamare e come era registrato
sull'elenco dei passeggeri; Charles Romaine, il quale diede le generalità di
Charles Rolmane; ed infine Harry Homer,
sotto il falso nome di E. Haven. Tutti e tre erano di nazionalità americana
e tutti e tre si salvarono dal naufragio.
Di Homer, era addirittura apparso
un articolo sulla stampa americana che si fosse salvato in quanto travestito
da donna: però non vi fu mai una conferma e nessuna smentita relativa a
questo episodio.
Su un altro quotidiano americano, nei giorni successivi alla tragedia del
TITANIC, si poteva leggere anche la storia di un tale Jay Yates: di
questa persona si fa citazione che rinunciò a salvarsi, per far posto ad una
passeggera, ed abbia scritto un biglietto d'addio alla sorella firmandolo J.
H. Rogers.
In comune questi passeggeri (tutti di prima classe e tutti americani)
avevano una celata attività: erano dei giocatori di carte
professionisti!
All'epoca del TITANIC non era raro trovare a bordo
delle navi, che facevano la spola nell'Atlantico, imbarcati come passeggeri,
anche dei "bari" piuttosto che "giocatori d'azzardo". Di solito
agivano in sintonia (ed è solo casualmente che troviamo, come si può
chiaramente vedere nell'immagine qui sotto, nella lista dei passeggeri i
nominativi di Haven, Brayton e Rolmane uno di seguito all'altro?) e perlopiù
uno alloggiava nelle eleganti cabine di prima classe, l'altro nelle classi
più modeste. Nonostante le cautele
del Commissario di bordo, questi giocatori professionisti, si mescolavano
tra i comuni ed ignari passeggeri: il resto lo si può facilmente immaginare. |
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Nei
minuti immediatamente precedenti alla collisione, diverse partite a
carte erano in corso di svolgimento nella salone sotto in immagine ossia presso la sala fumatori di prima classe,
un elegantissimo salone in stile Georgiano, riccamente arredato con mobili
in mogano e preziose vetrate intarsiate.
Qualcuno dei nostri personaggi (non è dato sapere quale dei menzionati)
erano seduti al tavolo insieme Walter Clark, vice presidente di una
compagnia ferroviaria di Los Angeles ed Howard Case, direttore di una
compagnia petrolifera di Londra. In un altro tavolo il passeggero Alfred
Nourney (che viaggiava sotto il pseudonimo
di Baron von Drachstedt, nome frutto di fantasia)
era "socio" di William Greenfield, proprietario di un negozio di pellicceria
a New York, e di Henry Blank, un gioielliere di Providence.
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Walter Clark |
Howard Case |
Alfred Nourney
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William Greenfield |
Henry Blank |
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Stava giocando l'ultima
mano anche l'attrice Dorothy Gibson (fotografia sotto), che era in
compagnia dell'avvocato Frederick Seward e di William Sloper, figlio di
un banchiere americano.
Fu verso le 23:30 che uno steward, incaricato di spegnere le luci,
invitò i presenti a finire il gioco. |
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Dorothy Gibson |
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E fu proprio allora che alcune persone, tra i quali un gruppo di francesi Paul Chevré (uno
scultore), Pierre Maréchal (un pilota d'aereo) e Fernand Omont (un
commerciante) e Lucien Smith (quest'ultimo un americano con interessi
nel campo minerario), anch'esse in procinto a giocarsi l'ultima mano
della loro partita di bridge, avvertirono un leggero "shock", che
tuttavia non provocò nessun movimento, stando alle testimonianze di
Maréchal, tale da scostare i bicchieri dal tavolo. Fu il giovane Lucien
Smith che allora attirò l'attenzione dei compagni di gioco, dicendo: "Cos'è
passato?". Di tutta risposta l'artista Chevré, con tutta calma, disse la
sua affermando che forse si trattava di un movimento anomalo dell'elica
(ricordo che la sala fumatori di prima classe era sita a poppa, proprio
sotto il quarto fumaiolo ed in prossimità delle eliche). |
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Paul Chevré |
Pierre Maréchal
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Fernand Omont
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Lucien Smith
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Maréchal fu quasi indispettito
della cosa ed ebbe a lamentarsi come fosse stato interrotto sul più bello,
poiché aveva tra le mani un gioco perfetto. Allora propose di andare a
vedere cosa era accaduto, a condizione che i compagni mettessero le carte da
gioco in tasca, per poi riprendere la partita al più presto! L'aviatore
gettò uno sguardo all'orologio: erano le 23:33. Incuriositi, ma non di più,
i compagni assecondarono la richiesta di Maréchal e misero le loro carte da
gioco in tasca: attraverso le aperture delle vetrate essi intravidero del
ghiaccio e scattò subito l'allarme.
Molte ore più tardi, quando tutti e tre i francesi si ritrovarono sui ponti
della Carpathia, e svanita la forte emozione drammaticamente patita,
ritrovarono nelle tasche dei loro vestiti le carte. In ricordo di
quell'epopea vissuta decisero di siglarle.
Olivier Mendez, illustre ricercatore francese della storia del TITANIC
e carissimo amico, mi ha fatto "omaggio" di questa informazione e
dell'immagine che propongo qui sotto: Ferdinand Omont aveva un asso di
quadri ed un due di cuori. Questa carta reca le firme dei tre "amici"
francesi e l'iscrizione: "14 aprile 1912". Pierre Maréchal aveva conservato,
di quella memorabile partita e serata, un due di picche, un tre di fiori ed
un re di picche. |
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