Tra le storie eroiche delle vittime dimenticate del TITANIC c’è
quella di William Bessant.
Nell'estate del 1912, settimane dopo che il TITANIC era affondato con
suo marito il fuochista William Bessant a bordo, la sua vedova Emily,
ridotta ormai in stato di indigenza, sentì bussare alla porta della sua
piccola casa a Southampton.
Secondo quanto riportato dalle cronache dell'epoca,
un ricco gentiluomo si offrì di beneficiare la figlia maggiore di Emily,
Gladys, per permetterle di frequentare una scuola privata. L'aristocratico
giustificò il suo gesto magnanimo con il fatto che William lo aveva aiutato
a salire su una scialuppa di salvataggio in mezzo a tutto quel caos quando
si seppe il destino della nave.
Mentre la maggior parte delle narrazioni che circondano la vicenda del
TITANIC
si concentra sui ricchi passeggeri che persero la vita, come Benjamin
Guggenheim e John Jacob Astor, la giornalista britannica Julie Cook,
pronipote di William, invece ha voluto rendere omaggio ai membri
dell'equipaggio, umili deceduti, scrivendo il libro ""
proprio per onorare persone come William, dedicandolo a Emily e a tutte le
altre vedove dei membri dell'equipaggio
della nave colpite dal disastro.
Julie,
attraverso le colonne del giornale The Post, ha detto: "E'
stata una storia tramandata a noi giovani generazioni. Non possiamo provare
che ciò fosse vero ma tutti noi crediamo, nel loro dolore, che William sia
morto da eroe."
Nel libro la Cook descrive in dettaglio come 529 residenti nella città
costiera inglese di Southampton fossero tra gli oltre 1.500 morti nel
naufragio. Come il suo bisnonno, che al tempo del TITANIC aveva 40
anni, molti erano fuochisti, impiegati nelle viscere della nave dove
attendevano ad alimentare le enormi caldaie, per l'equivalente di 7 dollari
al mese. William Bessant faceva parte dunque della Black Gang, uomini che
facevano i loro lavori arrivando a sopportare elevate temperature e sempre
coperti di fuliggine e sudore.
La Cook ha scoperto che, dal momento in cui il TITANIC si scontrò con
l'iceberg, il suo antenato si stava probabilmente preparando per il suo
turno di lavoro di quattro ore: avrebbe dovuto prestare la sua opera tra la
mezzanotte e le 4 del mattino.
L'autrice
scrive: "Stava andando al suo turno o era ancora nella sua cuccetta, forse
si vestiva. William era morto perché aveva aiutato un altro passeggero a
salire su una scialuppa di salvataggio." |
In
ogni caso, Emily, la moglie del fuochista, soffrì molto per la perdita del
coniuge. Orgogliosa madre di quattro figli (foto sopra), apprese per lettera
che suo marito era "perso in mare" nell'affondamento. "Non è mai stata una
donna fragile, come altre mogli di Southampton, era il capo della famiglia
quando il marito era via in mare." Prosegue la Cook: "Secondo mio padre e
mia zia, che l'hanno sentito in prima persona dalla madre, erano tempi molto
difficili. Alla fine, l'aiuto arrivò sotto forma di risarcimento dal
TITANIC Relief Fund, che all'inizio del 1913 aveva accumulato un totale
di 515.000 dollari l'equivalente di 50 milioni di dollari odierni, in
donazioni da tutto il mondo."
I contributi consegnati alle vedove erano assegnati in livelli secondo il
lavoro svolto dai mariti. Poiché il lavoro di un fuochista era considerato
il grado più basso, Emily ricevette una pensione di sei pence alla
settimana, l'equivalente di 74 dollari di oggi.
Emily, come tutti gli altri destinatari delle elargizioni, furono
controllati regolarmente da una cosiddetta "Lady Visitor". Il ruolo di
quest'ultima era quello di controllare le vedove e i loro figli per
assicurarsi che i soldi fossero spesi correttamente. Il denaro veniva
portato via completamente se la donna avesse trovato, per esempio, un nuovo
marito, di conseguenza, le relazioni erano spesso tenute segrete.
Emily non si risposò mai, forgiando da sola per il bene dei suoi figli. "Poi
aprì un negozio di dolciumi e risparmiò abbastanza soldi persino per
comprare un'auto per suo figlio maggiore, Charles", conclude Julie. |