La testimonianza di Laura Francatelli


 

Un raro documento è venuto alla pubblica luce per la prima volta nel mese di ottobre 2010: esso offre una prospettiva, attraverso gli occhi di una passeggera (superstite dell'accaduto) del TITANIC, di quanto accadde la notte dell'aprile 1912.

 


Laura Mabel Francatelli

 

Si tratta una testimonianza firmata da Laura Mabel Francatelli (qui sopra in immagine), segretaria personale di Lady Lucy Duff Gordon. Oltre alla descrizione dei momenti di panico che seguirono i momenti successivi alla collisione con l'iceberg, l'atto chiarisce un particolare sin qui poco conosciuto su di un episodio assai controverso, legato ai coniugi Duff Gordon. Lo scritto fa parte dell'inchiesta sul naufragio che si tenne a Londra presso la Corte del Commissario Wreck, Royal Scottish Drill Hall, Buckingham Gate, Westminster, il 2 maggio 1912.
Andiamo con ordine: Miss Francatelli, che all'epoca aveva 31 anni, dichiarò come la sua cabina (che si trovava sul ponte E) fosse circa venti metri al di sopra della linea dell'acqua. Dopo la collisione si recò fuori nel corridoio, davanti la propria cabina. L'acqua cominciava a farsi strada e quindi andò fino alla cabina di Lady Duff Gordon, che era situata sul ponte A, nella parte superiore. Scrisse: "Un uomo venne da me e mi invitò a mettere il giubbotto di salvataggio, assicurandomi che era solo per uno scopo precauzionale e di non allarmarmi. Con i signori Duff Gordon salii sul ponte superiore: le imbarcazioni erano già state abbassate a destra. Ho notato poi che il mare era più vicino a noi che non durante il giorno e ho detto a Sir Cosmo: "Stiamo affondando!" e lui mi ha risposto: "Sciocchezze".
La Francatelli raccontò poi come loro tre salirono su una delle imbarcazioni e qui vi si trovarono in tutto solamente cinque passeggeri e sette membri dell'equipaggio ed ammise che tutti non ritennero opportuno ritornare al TITANIC per raccogliere eventuali superstiti. La Francatelli scrisse di aver sentito un "terribile boato" quando il TITANIC "andò giù" e "poi urla e grida" provenienti dalle quasi 1500 persone che stavano da lì a poco per annegare. "Eravamo molto lontano quando abbiamo visto il TITANIC affondare; non so per quanto tempo è durato, nessuna parlava, eravamo tutti nel buio".
Ella scrisse anche di come gli occupanti della scialuppa furono addossati sul fondo dell'imbarcazione per potersi proteggere dal freddo pungente di quella tragica notte. "La scialuppa non era un vera e propria imbarcazione, ma piuttosto si trattava di una piccola barca a remi e non troppo sicura".
Secondo a quanto ci è dato a sapere i coniugi Duff Gordon ma nella fattispecie Sir Cosmo, pagò per accaparrarsi i favori di qualche ufficiale del TITANIC affinché gli trovasse un posto sulla scialuppa di salvataggio. Orbene, secondo quanto vergò la Francatelli le cose non andarono esattamente così: la lettera dipinge un ritratto diverso di Sir Cosmo. Egli inizialmente rifiutò di salire a bordo della scialuppa di salvataggio ed insistette che la moglie Lady Lucy e la Francatelli medesima cercassero immediatamente di mettersi in salvo. Sir Cosmo lasciò il TITANIC a malincuore e solo dopo le ripetute suppliche di un ufficiale di bordo. Quindi stando al parere della sua segretaria il benestante non pagò i marinai per l'accesso alla scialuppa: nella versione lasciataci dalla segretaria Laura Francatelli, Sir Cosmo invece versò nelle tasche di ogni membro dell'equipaggio cinque sterline in segno di riconoscenza e gratitudine per l'avvenuto salvataggio.

 


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La missiva qui sotto è un'altra tangibile testimonianza che ci ha lasciato la Francatelli.

 


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Salomon, Mr. Abraham L.


 

Si tratta di una lettera che fu vergata nell'ottobre 1912, quindi un bel po' di mesi dopo la tragedia. E' uno scritto indirizzato ad un altro sopravvissuto al naufragio, un tale Salomon, Mr. Abraham L. (sopra in immagine) che era un ricco uomo d'affari americano. Mr. Salomon si era anch'egli salvato imbarcandosi nella famigerata scialuppa di salvataggio numero 1, meglio conosciuta come "Money Boat" (la barca dei milionari).
Il contenuto della lettera, che è poi quello che ci interessa più da vicino, evoca tra l'altro, l'apertura a New York di due nuovi negozi della famosa creatrice di moda Mrs. Lucile e fa riferimento anche all'inchiesta britannica (successiva alla tragedia). Questa indagine venne giudicata dalla Francatelli come "ingiusta" nei confronti dei suoi due protetti ed indica come i due aristocratici inglesi abbiano poi accusato gravi segni di nervosismo ed ansia provocati dalla terribile esperienza.


 
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