I corpi galleggiano sul mare |
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Quando il TITANIC affondò nelle prime ore del 15 aprile
1912, sulla superficie dell'acqua dell'Oceano nel sito dell'affondamento
galleggiavano tutto intorno, oltre a mobili ed arredi rotti, centinaia di
corpi. Ognuno di questi cadaveri aveva indosso un giubbotto di salvataggio
di sughero per cui sarebbe stato tenuto a galla per settimane.
Dopo che la Carpathia abbandonò la scena del disastro, con i suoi superstiti, chiese al
Californian, che arrivò in loco seppur in ritardo, di avviare la ricerca di
eventuali superstiti. Un altro dei misteri senza risposta fu il fatto che
dal Californian affermarono di non aver trovato nulla. Il Californian dovette
aver fatto una ricerca molto sommaria della zona perché non era possibile che il
vento, la deriva e la corrente avessero già sparso i rottami ed i corpi su
un'area molto ampia. I funzionari della White Star Line non erano
convinti che tutto fosse sparito e disposero diverse navi per andare a cercare
di recuperare il maggior numero di corpi.
Fu noleggiato
il Mackay Bennett, il primo mercantile messo a disposizione:
vennero caricate più di un centinaio di bare, sacchi di tela, molto
fluido per imbalsamare i cadaveri, oltre a 12 tonnellate di ferro: ferro
il cui scopo lo vedremo più avanti. Sembrerebbe che gli ordini erano di
recuperare i corpi dei passeggeri prima classe e quelli dell'equipaggio
poi!
Alle ore 12 del 17 aprile 1912 quindi la nave posa cavi Mackay
Bennett
lasciò il porto di Halifax, a nord di Boston, per raggiungere la zona dell'affondamento
del TITANIC.
Nei tre giorni successivi al naufragio molte navi evitarono la zona; temettero
di incontrare iceberg ma vollero anche evitare, soprattutto le navi passeggeri,
uno spettacolo che alcune testimonianze descrissero in tutta la sua
tragicità.
Il transatlantico Bremen non cambiò rotta, passò per i 41° N, 51°
O, ed un passeggero raccontò di aver
visto galleggiare il corpo di una giovane donna. Ella aveva indosso la camicia da
notte e teneva fra le sue braccia un bambino. Un altro corpo di donna, con un
cane stretto a sé, galleggiava nelle vicinanze. Centinaia di sedie a
sdraio di legno erano distribuite in un'ampia zona di mare.
Il Mackay Bennett giunse sul luogo del naufragio all'alba del 21
aprile. Quando arrivò sulla scena
del disastro vi erano corpi dappertutto: fu un lavoro lento e
raccapricciante. Immaginiamoci la scena. L'equipaggio del Mackay Bennett
usò le proprie scialuppe di salvataggio (che avevano bisogno di almeno
quattro uomini di forte costituzione ai remi), faceva molto freddo, tanto che
gli stessi marinai, anch'essi intirizziti dalla bassa temperatura, dovettero
faticare non poco a tirare a bordo i cadaveri congelati del TITANIC.
Fu già abbastanza difficoltoso tirare a bordo di una scialuppa di
salvataggio una persona di lato e quindi dovette essere stato un'impresa
dura davvero tirare su pesi morti e perlopiù congelati. Da aggiungere a
queste problematiche anche le cattive condizioni atmosferiche: il tempo
meteorologico fu descritto come "abbastanza grezzo".
Durante la prima giornata vennero recuperati circa 50 corpi. Sui resti fu
fatta un'ispezione la più accurata possibile, cercando di raccogliere documenti
ed oggetti personali al fine di identificare il soggetto. Il sacchetto,
sotto in fotografia, fu utilizzato per contenere gli effetti personali
del corpo n. 41 che fu sepolto in mare: tale Edmund J. Stone, cameriere
addetto alle camere da letto di prima classe (un'annotazione: al
Fairview Cemetery di Halifax appunto, c'è una lapide con la scritta E.
J. Stone, questo in realtà è un errore e si riferisce al numero 243 E.
T. Stone). |
Un cadavere è riposto nella bara.
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Come già detto, sulla base, evidentemente, di un preciso mandato, l'equipaggio del Mackay
Bennett cercò di distinguere il più possibile i passeggeri di prima
classe fra tutti gli altri. Questi furono puntualmente deposti nelle
bare di legno (fotografia sopra), chiunque fosse ben vestito o di buon aspetto fu tenuto a
bordo. Furono anche recuperate salme di alcuni uomini dell'equipaggio che
indossavano giacca e cravatta, cappotti di astrakan e pellicce
(ricordo che il freddo era pungente in quella tragica notte
dell'affondamento).
Evidentemente questi infelici pensavano che avere indosso indumenti caldi avrebbe voluto dire vivere un po' più a lungo. Anche per questo
motivo alcuni dei corpi dei membri dell'equipaggio rientrarono ad
Halifax, in bare, trattati come se fossero passeggeri di prima classe! Gli altri
cadaveri vennero inseriti in sacchi di tela e la procedura fu, più o
meno, la seguente: dopo aver tolto il giubbotto di salvataggio di
sughero alla vittima, ad essa venne legata la stanga di ferro una o due
per ogni gamba dello sfortunato o sfortunata, e restituita al mare,
seppure con quelle cerimonie religiose tipiche della marineria: i corpi
scivolavano in mare su un piano inclinato. Ciò spiega l'utilizzo delle
sbarre di ferro che vennero trasportate a bordo del Mackay
Bennett e dalle altre navi.
Dopo aver recuperato quasi
duecento corpi sembrerebbe che ci fu un cambiamento di politica o forse
furono a corto di ferro, fatto fu che ogni corpo recuperato fu portato ad
Halifax per la sepoltura. Per riassumere quanto sopra: i corpi dei membri
dell'equipaggio vennero congelati; i passeggeri di terza e seconda classe
furono messi in sacchi di tela; i cadaveri dei passeggeri di prima classe
vennero deposti in bare, sul ponte di poppa e furono gli ultimi ad essere
portati a terra.
Il tempo nei giorni seguenti poi peggiorò, rendendo impossibile il
recupero di altri corpi. Vi fu, del resto, anche un problema di spazio a
bordo della nave per le salme, che con il passare dei giorni
aumentavano.
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Uno dei corpi recuperati viene imbalsamato sul ponte del
Mackay Bennett.
Halifax: i carri funebri e le bare aspettano
sulla banchina.
Poveri resti mortali
La notizia del ritrovamento dei corpi di John Jacob Astor, Charles Hays
ed Isidor Straus. |
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I parenti di John Jacob Astor offrirono
una lauta ricompensa per il recupero del corpo del loro congiunto.
Il corpo fu recuperato e nonostante fosse terribilmente mutilato (probabilmente dallo
schiacciamento dovuto alla caduta del fumaiolo di poppa, vedi "Le
due morti del Col.Jacob Astor"), dal contenuto delle tasche e dalle
indagini del fisico, il cadavere fu sicuramente identificato come quello di John Jacob Astor. Così il
corpo venne restituito ad Halifax ai familiari ed il compenso venne
condiviso dall'equipaggio del Mackay Bennett.
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Mayflower Curling Club
Il 27 aprile il Mackay Bennett
fece rotta verso Halifax con 190 salme a bordo: recuperò in tutto 304 corpi, 115
dei quali furono sepolti in mare; vi
furono alcune scene strazianti al suo arrivo.
All'impresa John Snow & Company fu appaltata la triste incombenza di preparare i morti per la sepoltura. I corpi, caricati sulle
carrette trainate da cavalli, furono trasportati ad un obitorio provvisorio situato
presso il Mayflower Curling Club, la pista di pattinaggio; vi era un
imbalsamatrice che si occupò dei poveri resti delle donne e dei bambini.
Una volta che i corpi furono imbalsamati vennero collocati su
piattaforme apposite in modo da rendere possibile ogni eventuale
identificazione.
Intanto giunse in zona il 26 aprile la Minia, che aveva a bordo 150 bare, 20 tonnellate di ghiaccio e 10
tonnellate di ferro. Recuperò in tutto 15 corpi, di questi, due furono
sepolti in mare ed i rimanenti riportati a Halifax. Fu inoltre inviato
in loco il
Montmagny che recuperò solo quattro corpi, uno dei quali fu sepolto
in mare. Nelle settimane successive
alcune navi di passaggio trovarono altri corpi.
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James McGrady
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Quasi due mesi dopo il disastro, il 14 maggio l'Algerine
recuperò i poveri resti del cameriere del ristorante di prima classe James McGrady (nella fotografia), il cui corpo fu trasportato ad
Halifax dove arrivò l'11 giugno e venne sepolto il 12 giugno. L'ultimo recupero avvenne da parte della nave passeggeri Oceanic
(giustappunto quella nave che ruppe gli ormeggi e fu protagonista
passiva alla partenza del TITANIC da Southampton). In una zona lontana dal luogo del naufragio circa 200 miglia (sic!)
fu avvistata
una scialuppa di salvataggio, il canotto pieghevole A, quello che fu
abbandonato al suo destino dal quinto ufficiale Lowe; al suo interno
si trovavano tre corpi, quelli del passeggero di prima classe Thomson
Beattie e di due membri
dell'equipaggio, non identificati.
Nessun'altra vittima fu più ritrovata. |
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Arthur Webster Newell
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Gli impresari delle pompe funebri svolsero un diligente lavoro per identificare
ogni vittima basata sugli effetti personali, sui referti medici e sui documenti
ufficiali.
Il lavoro di riconoscimento delle salme richiese due settimane.
Un impresario di pompe funebri, Mr. Newell da Yarmouth,
Nuova Scozia, nello svolgere il proprio compito, "incontrò"
inaspettatamente il corpo esanime del proprio zio, tale Newell, Mr.
Arthur Webster, nella fotografia in alto, passeggero di prima classe.
Halifax commemorò la perdita del TITANIC con una serie di servizi
religiosi attraverso la città. I servizi di sepoltura si tennero tra
il 30 maggio ed il 12 giugno nei tre cimiteri differenti della città; Halifax divenne "una città dei funerali". |
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